Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che ricalcola gli acconti Irpef per il 2025 secondo le nuove regole fissate dalla riforma fiscale con tre scaglioni Irpef anziché le vecchie quattro. In questo modo si salvano i contribuenti che avrebbero dovuto versare l’acconto nella prossima dichiarazione dei redditi. Il decreto legge Acconti arriva – come ha detto il viceministro all’Economia Maurizio Leo – ‘in tempo utile per assicurare che non vi siano errori nei prossimi versamenti e nella compilazione delle dichiarazioni dei redditi’.  L’intervento correttivo del Governo costerà 245,5 milioni di euro ed è arrivato dopo la denuncia della Cgil e dei Caaf dello scorso marzo, che indicava per pensionati e lavoratori dipendenti l’obbligo di pagamento degli acconti Irpef 2025 secondo la vecchia normativa con 4 aliquote e non 3, come invece stabilito dalla manovra 2025. A beneficiare dell’intervento è una quota ristretta di contribuenti, lavoratori dipendenti e pensionati. (Ved. anche Il Sole 24 Ore: ‘Con il decreto salva acconti risparmi fino a 260 euro’ – pag. 13 e Italia Oggi: ‘Fisco, corretti gli acconti Irpef’ – pag. 29)

Il modello RV, sezione I, di Redditi Sc 2025 si adatta alle novità fiscali contenute nel decreto Irpef Ires e, in particolare, agli articoli che riguardano la riduzione del doppio binario civilistico-fiscale per alcune fattispecie, la disciplina delle divergenze tra valori contabili e fiscali emersi nel cambiamento dei principi contabili ed i regimi di riallineamento. Si tratta di un quadro molto complicato da compilare, ma: amplia la sua utilità per tracciare i diversi valori civilistici e fiscali dei beni ed elementi patrimoniali, al fine di mantenerne la memoria storica all’interno dell’impresa e nei confronti dell’amministrazione finanziaria; assume particolare rilevanza anche per monitorare correttamente la movimentazione delle imposte differite, attive e passive. 

Nel 2024 il private equity si conferma un’importante fonte di finanziamento per le imprese italiane, alternativa sia alla Borsa sia al credito bancario. Questa forma d’investimento consente una partecipazione più attiva nella gestione aziendale, spesso combinando equity e debito tramite leva finanziaria. I fondi possono intervenire in maggioranza, assumendo il controllo, o in minoranza, supportando la crescita su nuovi mercati. Uno degli obiettivi frequenti è la crescita tramite acquisizioni successive. I fondi valutano le imprese soprattutto sulla base dell’Ebitda, indicatore chiave della redditività, ma anche del cash flow e della gestione della liquidità. La capacità di trasformare l’Ebitda in flussi di cassa reali è cruciale per attrarre investimenti.

Dopo l’approvazione in commissione trova conferma l’impianto del riversamento contenuto nel decreto Pa per il quale oggi è previsto il voto di fiducia a Montecitorio. La sanatoria del credito d’imposta ricerca e sviluppo degli anni 2015-2019 si riapre al 3 giugno 2025, con la rinuncia, in caso di adesione, all’eventuale contenzioso in corso e l’allungamento di due anni (anziché uno) del termine di decadenza per l’emissione degli atti di recupero, ovvero di ogni altro provvedimento impositivo, per i crediti d’imposta utilizzati negli anni 2016 e 2017. I nuovi termini di riversamento del credito indebitamente utilizzato restano quindi fissati al 3 giugno 2025 ovvero, in caso di rateizzazione, al 3 giugno 2025, al 16 dicembre 2025 e al 16 dicembre 2026, con aggiunta in tal caso degli interessi legali sulla seconda e terza rata, decorrenti dal 4 giugno 2025. Chi aderirà alla riapertura entro il 3 giugno potrà avere un vantaggio finanziario rispetto a chi ha fruito del riversamento presentando l’istanza entro lo scorso 31 ottobre.

L’Agenzia delle Entrate, con la risposta a interpello 118/2025, cambia orientamento rispetto alla posizione espressa sul tema nel 2020. In merito alla prestazione di servizi professionali svolta dal defunto, resta un obbligo di fatturazione, anche se il prestatore (defunto) ha chiuso anticipatamente la partita Iva. Tale obbligo è trasferito all’erede, nel caso in cui il defunto non l’abbia adempiuto prima della chiusura della partita Iva non avendo ricevuto il corrispettivo. Nel caso rappresentato alle Entrate, l’istante fa presente di aver percepito, in qualità di erede, un compenso professionale, al netto dell’Iva, spettante al defunto per le prestazioni professionali dallo stesso rese nei confronti del committente, società nel frattempo fallita. Nel mentre, però, la partita Iva del professionista è stata chiusa, cosicché il problema è capire se le somme percepite sono soggette ad imposta. (Ved. anche Italia Oggi: ‘Deceduto, obbligo Iva su eredi’ – pag. 32)

Ieri, nel corso delle audizioni sul documento di finanza pubblica 2025 presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato, i commercialisti ed i consulenti del lavoro hanno chiesto di diminuire la pressione fiscale, completare la riforma degli incentivi alle imprese, investire sulla formazione e utilizzare la leva contributiva per incentivare le assunzioni. Secondo il Cndcec nel 2024 la pressione fiscale è passata dal 41,4% del 2023 al 42,6% del 2024. I commercialisti hanno evidenziato in particolare l’eccessiva tassazione del secondo scaglione di reddito, quello che va da 28 a 50 mila euro lordi, soggetto all’aliquota del 35%. I commercialisti chiedono anche di accelerare sulla riforma per gli incentivi a imprese e professionisti attraverso la realizzazione di un ‘Codice degli incentivi fiscali’, di semplificare la normativa e di rendere strutturali le misure per favorire una più efficiente ed efficace pianificazione degli investimenti. I consulenti del lavoro invitano a rivedere l’attuale sistema salariale e chiedono di incentivare le assunzioni utilizzando la leva contributiva. (Ved. anche Italia Oggi: ‘Ancorare i salari a produttività e merito’ – pag. 38)

Dal documento del Dipartimento delle Finanze del Mef, pubblicato lo scorso 16 aprile, emerge che nel 2023 hanno registrato un forte incremento le locazioni brevi ‘di seconda mano’. Il reddito imponibile soggetto a cedolare secca al 21% dichiarato da comodatari e subaffittuari è passato infatti dai 270 milioni di euro del 2022 ai 438 milioni del 2023. L’imponibile maggiore è dichiarato nel Lazio con oltre 87 milioni di euro complessivi, seguito con rilevante distacco dalla Lombardia con 57 milioni e dalla Toscana con 52 milioni. Le stesse tre regioni si contendono anche il podio del maggior numero di locatori brevi ‘comodatari e subaffittuari’ con rispettivamente la Lombardia avente 4164 soggetti dichiarati seguite poi dal Lazio con 3821 e dalla Toscana con 3691 comodatari e sublocatori.

Non sono tassabili in Italia gli emolumenti percepiti da un ricercatore di cittadinanza italiana, iscritto all’Aire e residente nei Paesi Bassi per l’attività scientifica biennale svolta presso un Ateneo italiano in forza di un rapporto di lavoro dipendente a termine con quest’ultimo. Alla luce del primato del diritto internazionale sulla disciplina domestica, la fattispecie ricade, infatti, nell’articolo 20 della Convenzione contro le doppie imposizioni tra l’Italia ed i Paesi Bassi. Così si è espressa l’Agenzia delle Entrate nella risposta n. 113 del 17 aprile 2025, accogliendo la soluzione interpretativa proposta dall’istante. 

Timida riapertura degli Stati Uniti al multilateralismo fiscale, partecipando attivamente ai negoziati OCSE/G20 sulla Minimum Global Tax (Pillar 2), pur senza modificare sostanzialmente la propria posizione. L’amministrazione a stelle e strisce rivendica che il proprio sistema fiscale, grazie al regime CFC e al GILTI introdotto nel 2018, già soddisfi gli obiettivi della Global Minimum Tax. Ritiene quindi che, sebbene non sovrapponibile alle regole GloBe, il proprio modello sia equivalente e funzionale. Gli USA non hanno però proposto ancora soluzioni tecniche per far convivere il loro sistema con le norme del Pillar 2. L’impatto per le imprese americane sarebbe comunque limitato: né l’IIR né l’UTPR dovrebbero applicarsi ai gruppi americani o a società estere controllate da entità USA. Resta invece aperta la questione per gruppi esteri con presenza negli USA, data la complessità del meccanismo di blending giurisdizionale. Gli USA difendono infine il principio della sovranità fiscale, lasciando piena libertà ai Paesi di introdurre imposte integrative domestiche (QDMTT).

La questione dei dirigenti decaduti dell’Agenzia delle Entrate resta ancora aperta. Nonostante la Cassazione, con la sentenza 22810/2015, abbia ritenuto validi gli atti firmati da funzionari privi di concorso, la validità delle notifiche effettuate da messi speciali nominati da quei dirigenti è ora sotto esame. Secondo la legge, il messo deve essere nominato da un dirigente effettivo, altrimenti la notifica è da considerarsi inesistente. Gli atti notificati prima della regolarizzazione delle nomine presentano quindi un vizio insanabile. Il messo non legittimo è considerato “falsus nuncius”, rendendo nulla la notifica. Nonostante siano passati dieci anni, l’inesistenza può ancora essere eccepita in ogni fase del processo, anche in Cassazione o in giudizio di rinvio, accedendo agli atti e confrontando le nomine con l’elenco dei dirigenti decaduti.

In una risposta alle Faq dedicata al riconoscimento dell’incentivo previsto dal decreto Omnibus l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che i contribuenti che, pur avendone i requisiti, non hanno richiesto il bonus tredicesima al datore di lavoro possono ‘recuperarlo’ nella dichiarazione dei redditi. Stessa possibilità per i dipendenti che non hanno un sostituto d’imposta, come ad esempio i collaboratori familiari. Per compilare il rigo C14 del mod. 730/2025 o il rigo RC14 del  modello Redditi Pf/2025 bisogna utilizzare le informazioni contenute nei punti 721 e 726 della Certificazione unica, le annotazioni della Cu o le altre informazioni relative al rapporto di lavoro.